Lissone: Il Comune dice Stop al velo Islamico e lo vieta nei pubblici uffici e nei luoghi gestiti

Novembre 7, 2025
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Lissone: Il Comune dice Stop al velo Islamico
Lissone: Il Comune dice Stop al velo Islamico

LISSONE (MB) – Il Comune di Lissone, cittadina di circa 46.000 abitanti nel cuore della Brianza, ha approvato una mozione che vieta l’accesso agli edifici comunali a chi indossa il burqa o il niqab, i veli islamici che coprono interamente il volto. La decisione, votata dal consiglio comunale lo scorso 30 settembre, segna un precedente in Italia: Lissone è infatti il primo Comune del Paese ad adottare un provvedimento di questo tipo.

La mozione e le motivazioni del Consiglio

La proposta è stata avanzata dalla Lega, che ha motivato la misura con ragioni di sicurezza e rispetto dei valori civili.
“Il nostro è un Paese civile – ha dichiarato Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega al Pirellone – La sicurezza, la dignità femminile e il rispetto delle nostre regole vengono prima di tutto”.

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Secondo il testo approvato, il divieto non riguarda solo gli uffici comunali, ma anche biblioteche, centri civici e altri spazi pubblici gestiti dal Comune. Chi si presenterà con il volto completamente coperto potrà accedere ai servizi solo dopo essersi scoperto per consentire l’identificazione.

La mozione, pur non avendo ancora valore di ordinanza, rappresenta un indirizzo politico chiaro che la giunta comunale dovrà tradurre in un regolamento operativo nei prossimi mesi.

Le motivazioni: sicurezza e integrazione

Gli esponenti leghisti hanno spiegato che il provvedimento non intende colpire la libertà religiosa, ma garantire sicurezza e trasparenza nei luoghi pubblici. “Oggi più che mai è importante poter riconoscere chi entra negli uffici comunali – ha dichiarato un consigliere locale – per motivi di sicurezza, ma anche di rispetto reciproco. Mostrare il volto è un segno di fiducia verso la comunità in cui si vive”.

Le reazioni dei cittadini

Nelle strade e nei bar del centro, la decisione ha acceso discussioni vivaci. Molti cittadini si sono detti favorevoli alla misura, ritenendola coerente con i valori locali.

“Penso sia giusto. Qui a Lissone siamo abituati a guardarci in faccia – racconta Elena M., 48 anni, commerciante del centro storico – e chi vive nella nostra comunità deve adattarsi alle regole comuni. Non è una questione di religione, ma di rispetto e di sicurezza. Se entro in Comune o in banca, è normale che mi debbano riconoscere”.

Anche Luca F., pensionato di 67 anni, approva la scelta del consiglio: “Non è una misura contro nessuno. Io voglio sapere con chi sto parlando, e penso che ogni cittadino debba essere trattato allo stesso modo. Non credo che togliere un velo per pochi minuti sia una mancanza di rispetto per la fede di qualcuno”.

La notizia del divieto ha rapidamente superato i confini comunali, attirando l’attenzione dei media e del mondo politico. Alcuni osservatori vedono in Lissone un laboratorio politico per testare una linea che potrebbe essere proposta in altri Comuni italiani, specialmente in Lombardia e Veneto.

Secondo gli analisti, il provvedimento riflette una tendenza europea che negli ultimi anni ha visto diversi Paesi – tra cui Francia, Belgio, Olanda e Austria – introdurre norme simili contro il velo integrale nei luoghi pubblici. Tuttavia, in Italia, fino a oggi nessun Comune aveva formalizzato una decisione di questo tipo.

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